Dalle bacche alla carne. L’importante che ci piaccia

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Partendo da questo presupposto fa una certa specie pensare all’uomo delle caverne che aveva un’alimentazione del tutto differente dalla nostra. Bacche, tuberi e persino insetti erano i cibi preferiti da chi viveva nel paleolitico. Da allora ad oggi c’è stata una certa evoluzione. Ogni progresso ha portato a una dieta differente. Dalla condizione di nomadismo, quindi, si è passati alla fase stanziale in cui tutto è cambiato dal punto di vista del cibo. Alla caccia si sono affiancate le attività di coltivazione e di allevamento che hanno permesso ai cavernicoli di evolversi sia nei gusti sia nelle abitudini nutrizionali. Dalle radici e dai prelievi di elementi naturali dalle carcasse degli animali si è così passati a un’alimentazione, almeno alla lontana, più simile alla nostra. Mai, però, è venuto meno un principio che ci accompagna a distanza di migliaia di anni e da quanto facevano i nostri antenati: la ricerca di beni che ci nutrano e ci facciano provare piacere.

L’evoluzione delle diete è ora arrivata al punto che, talmente sono particolari ed elaborate, a volte si perdono di vista questi due elementi cardine. E non va bene. Proprio per questo hanno successo le scuole di pensiero che privilegiano il cibo per il ritorno alle origini e il recupero della natura. In questo contesto va interpretata la sempre più frequente scelta di passare ad abitudini alimentari vegetariane. Lo erano i nostri avi, perché non lo possiamo essere noi? Come si diceva il regime nutrizionale è figlio dei tempi. Stringendo la lente d’ingrandimento su un periodo meno vasto di quello primitivo e arrivando fino ai giorni nostri si comprende, allora, molto bene che scegliere la carne è un retaggio figlio del boom economico, emblema piuttosto scontato del consumismo imperante. Lettura ideologica della realtà o spiegazione vera di ciò che è avvenuto dal dopoguerra ad oggi? Come sempre accade, la verità sta nel mezzo. Da una parte c’è il condizionamento sociale, dall’altro si pone un dato oggettivo che tutti noi sperimentiamo quando andiamo a tavola: la carne è buona, perché dobbiamo privarcene? Si torna, dunque, da dove si è partiti: l’alimentazione serve per il sostentamento ma pure perché ci dà piacere. Se la carne risponde a questo nostro desiderio possiamo continuare a mangiarla. Con misura, ma senza auto-imporci diete che non fanno per noi. Se invece abbiamo deciso di essere come Socrate o come Plutarco, come Leonardo o come (in tempi vicini ai nostri) Albert Einstein, allora, dedichiamoci a ciò che già i cavernicoli avevano sperimentato. Ovvero: vegetali di tutti i tipi. E (forse) anche gli insetti. Dicono che siano di moda (e ne abbiamo già parlato in qualche numero fa di Oltre) perché, come ci ricordano sempre gli antichi: de gustibus non disputandum est. Ecco.