Manifestare la propria libertà per rispettare quella degli altri

Vogliamo essere chi non siamo. Ci piace camuffarci per sembrare diversi, unici nella nostra individualità ma pronti a trasformarci nel nostro aspetto fisico.
Il discorso è ampio dentro una società che viaggia a mille all’ora: oggi mi sento un irreprensibile signore in doppiopetto, domani preferisco lo stile casual e dopo domani scelgo un look ancora più stravagante. Tutto è possibile, tutto è permesso. Ma non è un vizio di questo scampolo di millennio caratterizzato dalle versatilità di un camaleonte. È sempre stato così. Non si spiegano altrimenti le parrucche che hanno caratterizzato i momenti spensierati della Belle Époque o i look sempre più ricercati dei cortigiani che stavano alla reggia di Versailles. Oggi ridiamo quando vediamo quei signori imbellettati con tanto di neo finto sulla guancia. Eppure, a quel tempo, a certi livelli, era tutto normale. Anzi, era un segno di distinzione. Il popolo straccione faceva la fame vestito con quattro pezze, i signori si infiocchettavano nei ricevimenti di gala o nelle partita a carte con gli altri nobili.

Ora l’epoca è cambiata, ma non la voglia di trasformare il proprio look in base ai propri desideri. La moda della parrucca è svanita ma ci sono altri sistemi per far corrispondere l’aspetto fisico a ciò che più ci piace. Gli esempi sono infiniti, l’importante è non esagerare. Ma chi ha il diritto di porre un limite? Vi ricordate, anni fa, quando andavano di moda i punk, che si mettevano uno spillone nella guancia? Ai più tutto ciò faceva senso, se non addirittura dava fastidio, ma per qualcuno era l’unico modo di sentirsi in pace con se stesso.

Si potrebbero scrivere intere enciclopedie per spiegare come l’uomo e la donna lavorino sul proprio look per arrivare all’accettazione di se stessi. È un sottile gioco psicologico e sociale che sta alla base di ogni scelta, un tentativo di far corrispondere il guscio (il proprio corpo) a ciò che c’è dentro (gli antichi parlavano di anima). Se tante sono le forme di espressione di ognuno di noi, difficile trovare una spiegazione univoca. In fondo resta la necessità di essere liberi dai condizionamenti. Dunque, se il nostro look (con parrucca o senza) ci permette di essere noi stessi ben venga. Se, invece, è solo un tentativo di copiare modelli alla moda, allora diventa una distorsione, quasi una malattia.
«Ogni scarrafone è bell ‘a mamma soja», insomma, recita un antico proverbio napoletano. Non solo e non per forza. L’importante è che, nel look come nei gesti, nei modi, nel carattere, piacciamo a noi stessi. Rispettare la propria libertà è il primo passo per comprendere quella degli altri. E per tutelarla. Sempre e ovunque.