Quando i social diventano un’occasione di conoscenza

I social fanno parte della nostra vita. Inutile negarlo. Inutile e controproducente scatenare delle battaglie contro. Inevitabile sarebbe la disfatta.

Di questi concetti sono convinti un po’ tutti, anche le schiere di boomer che si adattano alla bisogna e spesso fanno dei gran disastri. Ma va bene così. Non si può imparare a nuotare senza buttarsi in acqua, come non è giusto e non è corretto sentenziare su un mondo che non si conosce. Quello che fa la differenza, come per tutti gli strumenti creati dall’uomo, è l’uso. Anche l’automobile è un pericolo se si va a 200 all’ora in una strada a curve (ammesso che si riesca). Così i social diventano rischiosi – anzi dannosi – se l’uso viene trasformato in abuso, se non si comprende il confine che esiste tra mondo reale e virtuale, mischiando tutto quanto.

Il gallaratese Marco Pangallo – alle pagine 8 e 9 di quest’edizione di Oltre – dimostra come si possano utilizzare i social per portare un mondo considerato per gente di una certa età ai più giovani. Operazione che dimostra come, nella nostra società, spesso il medium (come lo chiamava il semiologo Marshall McLuhan) è il messaggio. Ovvero, il contenuto (in questo caso l’opera lirica) assume rilievo nel momento in cui viene veicolato con il mezzo giusto (in tal caso su Instagram). In apparenza, tutto questo meccanismo – al giorno d’oggi – sembra scontato, quasi ovvio. Ma non è così. Tanto è vero che, quando l’influencer gallaratese ci ha pensato e lo ha messo in atto, subito ha attirato schiere di followers. Che, volentieri, si avvicinano a una realtà abituata ad altri metodi di comunicazione. Avviene per la lirica, ma può essere valido anche per altri campi.

Ritorna, dunque, la domanda sull’uso dei social e qui si entra nel vivo della questione perché non è che tutti quelli che frequentano Instagram lo fanno per conoscere e per capire, perché amano la lirica o perché vogliono entrare in questo magico mondo grazie ai consigli di Pangallo. Spesso ha la meglio la sola componente di leggerezza, Ovvero, si frequentano i social per passare il tempo. Ci sta, a patto che non diventi un’abitudine. Essere rimbalzati da un contenuto all’altro rischia, infatti, di fare male ai meccanismi recettivi del nostro cervello (che disimparano l’attenzione) e di creare dipendenza. Dunque, cari boomer, non resta che affidarsi a Instagram a piccole dosi e su contenuti che non inquinino la nostra sfera cognitiva. Consiglio che vale per chi ha una certa età ma pure (soprattutto) per i giovanissimi che sono convinti di sapere tutto ma, magari, non si rendono conto del rischio di guidare l’auto a 200 all’ora. Basta spiegarlo loro. E farli innamorare più che dei prodotti che pubblicizza Chiara Ferragni dell’opera lirica presentata da Marco Pangallo.