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Molti, banalmente, li classificano come ruderi: da evitare, da detestare, da abbattere a tutti i costi. Altri, dentro quei simulacri, vi trovano la bellezza. Sono quelle fabbriche abbandonate che costellano anche il territorio della provincia di Varese: simbolo di un passato produttivo che ha reso grande l’Italia ma che oggi, oggettivamente, come minimo “stonano” con l’ambiente circostante. Altri tempi, altra sensibilità ambientale. Ma non tutto è da buttare. Tutt’altro «In una società liquida, delocalizzata e di servizi come quella odierna, – racconta Emanuele Bai, uno dei referenti lombardi di Ascosi Lasciti, assieme a Lorenzo Rosa, Stefano Barattini e Christian Goffi – è importante che qualcuno conservi, anche soltanto fotograficamente, il passato produttivo dei nostri nonni». Ma all’interno dell’esplorazione urbana di questi appassionati ci sono anche ville antiche, chiese sconsacrate e tanto altro: Non rappresentano soltanto un pericolo – aggiunge Bai – ma anche luoghi di cultura e bellezza dove si esalta il fascino del decadimento, dove si sale su una sorta di macchina del tempo in un mix fra polvere e avventura. (…) leggi tutto l’articolo QUI
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Il profumo è il primo a essere percepito, anche a distanza. È quello delle caldarroste, del pan pepato e del vin brulé: i mercatini di Natale aprono negli angoli più belli del Tirolo, con la loro inconfondibile veste natalizia. Sono nove i mercatini dell’area austriaca più vicina all’Italia che si sono uniti sotto il marchio di “Avvento in Tirolo”(Achensee, Hall in Tirol, Innsbruck, Kitzbühel, Kufstein, Lienz, Rattenberg, Seefeld, nella foto, e St. Johann in Tirol). La loro caratteristica? Oltre alla tradizione del Natale, si incentrano sulle usanze locali, a partire dalla musica proposta da tradizionali cori o delle bande musicali della zona. Info tirolo.com/mercatini-di-natale. SCOPRI TUTTI I MERCATINI: QUI © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il più bel mercatino del Trentino Alto-Adige più vicino a Varese? Quello di Trento. Qui le tante luci e decorazioni abbelliranno le strade e le piazze di una delle città italiane maggiormente “a misura d’uomo” e costantemente in testa alle classifiche della qualità della vita. Caratteristiche che si moltiplicano durante i mercatini di Natale, quando l’atmosfera diventa magica. A Trento (nella foto piazza Fiera, Archivio APT Trento L. Franceschi), infatti, si potrà vivere il periodo appena antecedente alle feste curiosando tra i prodotti artigianali delle 62 casette allestite e che proporranno angeli e alberelli in legno, campanelle in ceramica e carillon, composizioni realizzate con stelle alpine di coltivazione propria, pressate ed essiccate, giochi intagliati nel legno e tanto altro. Mentre la “pausa degustazione” potrà sbizzarrirsi fra speck, wurstel, puzzone di Moena, vezzena del Trentino, strudel, zelten, bretzel o praline di cioccolato. Dal 20 novembre al 9 gennaio. Info mercatinodinatale.tn.it.
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C’è voglia di Giappone a tavola. La tendenza gastronomica del Sol Levante impazza e non si limita al salato con i classici sushi e sashimi. L’Italia sta scoprendo il lato dolce del Giappone complice l’apertura di diverse pasticcerie in tutto il Belpaese, tanto che la tradizione dolciaria giapponese è annoverata come uno dei nuovi trend di questo periodo. Bene, ma da cosa iniziare per esplorare questo goloso universo? Sicuramente dai mochi le palline colorate più amate e buone da morire… nel vero senso della parola. I bellissimi e colorati mochi infatti mietono molte vittime ogni anno, non per gli ingredienti con cui sono realizzate bensì per la loro consistenza gommosa e appiccicosa che risulta difficile da masticare in modo particolare ad anziani e bambini. Continua a leggere l’articolo nel numero di OLTRE, di questa settimana, QUI
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Il mare è ormai un lontano ricordo e, per chi non scia, le prime nevicate hanno reso la montagna decisamente troppo aspra? Nessun problema: la provincia di Varese è ricca di luoghi da scoprire anche in una singola giornata, senza andare chissà dove. In tal senso, come ben sanno i turisti più esperti, prima di un viaggio è bene studiare la propria meta e, di più, magari portare con sé una guida, senza dover ricercare affannosamente sul posto qualche informazione qua e là sul telefonino. In tal senso, a rispondere perfettamente a questa esigenza, è stata recentemente pubblicata la Guida d’arte del territorio di Varese realizzata dall’International research center for local histories and cultural diversities dell’Università dell’Insubria per Nomos edizioni.
Si tratta di un volume di 417 pagine ma ugualmente molto agile di facile consultazione, in cui, oltre all’approfondita introduzione storico-artistica e alle varie informazioni pratiche, si propongono suggerimenti per diversi itinerari e un’accurata descrizione dei singoli Comuni e dei luoghi più noti. La Guida comprende tutti i 138 Comuni della provincia di Varese, suddivisi in dodici itinerari suggeriti per area geografica, ciascuno dei quali preceduto da una cartina realizzata ad hoc per facilitarne la percorrenza. All’interno degli itinerari, ogni singolo Comune, in ordine alfabetico, ha una propria scheda esplicativa, che presenta i principali luoghi di interesse. Sono inoltre presenti alcune “Informazioni utili” che indicano indirizzi, orari e recapiti. A causa della recente emergenza pandemica, alcuni di essi potrebbero essere cambiati: si consiglia perciò al lettore di verificare sempre che siano ancora attuali nel momento in cui si decide di visitare il luogo. Grande attenzione è inoltre dedicata al racconto di chiese, monumenti, musei, e particolarità nascoste o ancora poco conosciute, per un’esplorazione davvero inedita del territorio. Le numerose fotografie a colori, le cartine-itinerario realizzate ad hoc e l’indice dei nomi di persona e di luogo, fanno della guida uno strumento molto utile per pianificare brevi escursioni, così come veri e propri viaggi nella “bella dozzina” di zone proposte: Varese e Sacro Monte, Saronnese, Busto Arsizio e Castellanza, Gallaratese, da Buguggiate a Somma Lombardo, Lago Maggiore, Laghi minori, Seprio, Valle Olona, Valganna e Valceresio, Val Marchirolo e Valcuvia, Luino e valli settentrionali.
«In questo contesto – spiega nella prefazione Renzo Dionigi, presidente dell’International research center for local histories and cultural diversities – anche l’università dell’Insubria intende favorire nel territorio l’affermarsi di un turismo più moderno e qualificato, anche se per certi aspetti, come giustificano la grande diversità dei siti, la loro vicinanza a un capoluogo di formidabile attrazione come Milano, e la loro tutela non sempre ottimale, comprensibilmente ancora in cerca di una precisa identità. Questa guida intende proporre una visita dei luoghi che, con la comprensione del presente, permetta o almeno agevoli anche la ricostruzione del passato». Lo si è fatto anche pensando a certi “turisti” di un tempo: i viaggiatori del Grand Tour che percorrevano l’Italia per perfezionare il loro sapere imparando a conoscere la cultura, l’arte e le antichità del nostro Paese. «Quel che ci auguriamo – aggiunge Gianmarco Gaspari, il direttore del centro di ricerca – è di restituire al lettore almeno una minima parte dell’entusiasmo che nell’ottobre del 1811, mettendo a fuoco la sua esperienza di connaisseur di prima grandezza dell’Italia del Grand Tour, Stendhal manifestava per questi luoghi, che collocava tra i primi delle mete d’obbligo del viaggio in Italia, per quanto negletti nella fredda bibliografia dei viaggiatori precedenti». E se lo sosteneva anche Stendhal, non resta che prendere e partire. Il viaggio sarà breve, perché la bellezza, infatti, è dietro casa nostra.
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Essere un professore “social” è «un casino, se si può dire questa parola. Nel senso che all’attività del prof normale, con lezioni, riunioni, correzioni di compiti, si aggiunge una classe che si allarga. E quindi si allargano a dismisura gli impegni, perché io sono così sempre, non fingo di essere altro sui social. E come ho a cuore le situazioni che trovo a scuola, così le prendo a cuore allo stesso modo quelle che mi vengono a raccontare sui social».
Sandro Marenco è il prof più seguito su Tik Tok, dove ha superato i 320mila follower. Ed è anche uno speaker radiofonico e un content creator, ha lavorato per una multinazionale dell’elettronica come marketing manager e, dopo anni in giro per il mondo, ha iniziato a creare per se stesso. Insegna Inglese in un liceo scientifico di Alessandria e dal marzo dell’anno scorso è diventato, grazie a Tik Tok e Instagram, un punto di riferimento per un’intera generazione. O anche due: genitori e figli.
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