
Stanchi di aspettare che le cose cambiassero, un bel giorno un gruppo di cittadini di una nazione che aveva alle spalle una storia millenaria e ricchissima, decise di attuare la rivoluzione. Non scendendo per la strada o impugnando forconi e neppure erigendo barricate o incrociando le braccia. Scelsero di non attendere oltre e la fecero istantanea, quasi come il granulato per brodo che si mette nell’acqua bollente e voilà, il piatto è servito. Ora vi state chiedendo come sia possibile fare una rivoluzione istantanea, con quali mezzi e soprattutto con quali risultati? Eccovi accontentati: si tratta di uno sconvolgimento che nell’immediato non sembra smuovere minimamente le acque, insomma l’effetto è inferiore a quello di una leggerissima brezza sulla piatta superficie di un lago. Passando alla parte pratica si tratta di agire contro natura, ovvero esattamente al contrario del modo che per troppo tempo è stato considerato il più giusto e naturale. Bisogna cioè compiere azioni che sfuggono al profitto, immediato o no. Normalmente si ritiene che il do ut des sia un imperativo irrinunciabile. I rivoluzionari della nostra storia invece, appena possibile, agivano senza scopo di guadagno o di riconoscenza. Se puoi fare un gesto di liberalità fallo e non temere di perderci, fu lo slogan. Prima della rivoluzione, in quel tal Paese, ci si riempiva la bocca di parole come solidarietà, diritti ed eguaglianza. Tuttavia, per una strana distorsione del pensiero, si erano create fazioni contrapposte tra chi le interpretava come una vera e propria professione, e dunque a bene vedere a scopo di lucro, e chi invece le avversava come un subdolo trucco per far prevalere la parte che puntava a sovvertire il sistema sociale consolidato. La gentilezza senza richiesta di contraccambio; la volontà di aiutare nei limiti del possibile senza volere ricompensa; il desiderio di svolgere fino in fondo il proprio compito o il proprio dovere senza avanzare pretese o lamentele furono i primi segni che misero in allerta gli occhiuti custodi dello status quo. Per loro era intollerabile che qualcuno andasse contro le regole dell’economia pretendendo la libertà di fare senza guadagnare o lucrare. E dove si andrà mai a finire, si chiedevano, se, per fare un esempio, coloro che detengono una piccola leva di potere non la esercitano per trarne un anche minimo vantaggio, fosse solo quello di guardare dall’alto al basso chi dipende dalle loro bizze? Burocrati efficienti, sgobboni e ligi; servitori dello Stato impeccabili e protettivi come incorruttibili samurai; banchieri propensi a sostenere i volenterosi dando loro credito e via via tutte le categorie pubbliche e private indirizzate su una china del genere sarebbero state davvero uno sconvolgimento intollerabile. Da allora il tempo è passato ma, ogni tanto, così ho saputo, sulla superficie del lago si notano delle onde sebbene non tiri un filo di vento. Del resto, la storia lo insegna, le rivoluzioni, anche quelle istantanee, non sono proprio veloci come il brodo. Richiedono tempo e pazienza. Ma vanno a segno.