Merletti, tulle, sete, garze, tele batista, rasi, nastri, fiori artificiali e pure l’organzino. Nelle sapienti mani delle modiste la materia si trasforma e tutto cambia aspetto: ora i cappelli, un tempo anche i vestiti, da signora e non. Ammodernare, cambiare radicalmente dando nuova vita, recuperare al meglio. Il miracolo dell’artigiana si compiva grazie ad una aggiunta, a un rimodellamento, a un taglio o un accorciamento. Che mestiere delizioso e dimenticato. Eppure della modista avremmo un gran bisogno oggi. Per ridare forma e sostanza a quello che è rimasto per troppo tempo negli armadi del pensiero o del cuore. Abbiamo sposato filosofie di vita, stili di comportamento, che hanno mostrato tutti i loro limiti, invecchiandoci addosso. Magari non tutto è da buttare ed ecco che servirebbe il soccorso di una mano capace di levare l’eccessivo e lo sbagliato, sostituendolo col nuovo da indossare, come fosse una cappa o un bel cappello da sfoggiare. Rimodellare: ecco l’imperativo, l’idea portante. Non gettare e neppure annunciare un nuovo privo di basi e di radici, poggiato sul nulla o sulla chiacchiera. Recuperare, il buono, ma piuttosto che nulla anche il passabile, e dargli, con sapiente ritocco e adattamento, una occasione di essere utilizzato e sfoggiato. Spesso cadiamo nell’errore della ripartenza. Il concetto di per se è valido. Ma ripartire portandosi addosso vesti logore o stracci, fardelli, problemi non risolti ed errori è come restar fermi. Anzi peggio. Ecco perché la sartina sarebbe un toccasana. E ce ne vorrebbero molte per ricucire, risistemare, adattare e persino trasfigurare. Prendiamo il caso dei nostri giorni in altalena, tra sconforto e speranza, tra cupezze dolorose e euforie da scampati. Quanto ci servirebbe, per trovare la giusta misura e l’abito mentale adatto, avere la fantasia, l’estro, l’intuizione e la manualità della modista. Riplasmare il nostro modo di affrontare la quotidianità, singolarmente, e partecipare nel contempo ad un comune sforzo per trovare un nuovo modo di stare insieme e di darci un governo sono le sfide che questa vita ci sta ponendo. Roba non da poco. E la più ardua delle imprese è proprio quella di comprendere che cosa buttare e che cosa salvare, di quel che abbiamo fatto o in cui abbiamo creduto, che cosa fare di meno e che cosa fare di più. Abbiamo un guardaroba, ognuno lo ha, piccolo o grande. Ma dobbiamo fare una cernita, scegliere, rinunciare o ricucire, perché cambiare si deve. Diventare modisti noi stessi, certo non è un giochino, non si improvvisa. Però quell’arte antica è forse l’unico rimedio a portata di mano, l’unica sapienza cui aggrapparsi. Recuperare, riparare, ridisegnare e ripartire. Con serena determinazione e fantasia, senza proclami e senza inutili sprechi di energia. Con la pazienza dei forti e la modestia dei capaci. I grandi passi avanti, certo, si fanno con i creatori, con chi sa immaginare e poi realizzare. Nel frattempo, per uscire dal malessere, affidarci alla perizia delle modiste può essere un’ottima idea.

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