
“La prima legge del mondo è l’equilibrio. Nelle cose fisiche, morali e spirituali ogni disagio è frutto di un equilibrio perduto”. Con mirabile capacità di sintesi uno scrittore e poeta austriaco, più di un secolo fa, metteva nero su bianco questa acuta osservazione. Che, provenendo da una società e da una cultura raffinatissime e tragicamente affacciate sulla propria imminente fine, suona sia come premonizione sia come monito. Dunque, prendendo per buono il concetto, possiamo far correre il pensiero fino al nostro complicato oggi, cercando di trarne qualche utile indicazione sul da farsi. Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di imbatterci in molti equilibristi, nel mondo della politica e non solo. Funamboli capaci di stare a galla comunque, magari anche dotati di qualità, ma francamente utili solo a loro stessi. Perché non è di gente capace di destreggiarsi o di stare sul filo che abbiamo bisogno. Se continuiamo a saccheggiare il pensiero dell’ottimo Richard von Schaukal, troviamo una ulteriore osservazione che fa al caso nostro, ovvero il ritratto dell’uomo tragico, cioè “colui che sente sopravvenire lo squilibrio e invano cerca di combatterlo”. Anche di questa tipologia abbiamo fatto la conoscenza, studiando la storia e vivendo. Persone coraggiose, acute, capaci di intuire i problemi prima degli altri. Ma impossibilitate, per una infinita serie di ragioni, ad intervenire. Figure importanti, cui si guarda con ammirazione per i loro sforzi, anche se destinati al fallimento. A dire il vero questa categoria, negli ultimi decenni, non ha avuto un gran numero di rappresentanti. Gli equilibristi li hanno davvero surclassati, per numeri e risultati. E noi, intesi come insieme dei cittadini, di questa situazione portiamo le conseguenze. L’equilibrio non c’è e le conseguenze sono sotto gli occhi. Dunque quale tipo di persona farebbe al caso nostro? La risposta è semplicissima: le persone morali. Considerando che “morale è ogni sforzo di ripristinare lo stato originario”.
Cioè l’equilibrio di cui siamo orfani. E che dobbiamo in ogni modo cercare e recuperare. Certo esistono periodi in cui è lo squilibrio a farla da padrone, delle intermittenze nel cammino umano. In questa epoca che possiamo definire di mancanza di bilanciamento in tutti i campi, una situazione che sconquassa il nostro sentire e altera la nostra capacità di interpretare i fatti e progettare il futuro, in cui siamo privi della necessaria serenità che è la base per costruire l’avvenire, servono assolutamente soggetti capaci di lottare per ritrovare ciò che abbiamo smarrito. Non siamo al circo, non si deve camminare sul filo del rasoio o compiere straordinarie evoluzioni. La faccenda è più complessa. L’essenziale è ricostruire una serie di regole e di comportamenti morali. Una impresa al limite dell’eroismo. Ma non di quello tragico e perdente. Bensì di quello sereno, basato sulla costanza della fatica quotidiana, sulla fantasia entusiastica e creatrice e sull’indomabile volontà.