La neve che cade, fuori. Un calice di buon vino e una bella donna. Non esiste mix migliore per assaporare il gusto vero della festa. Di singole persone che rappresentano l’universo. Fuori dagli schemi sociali, fuori dalle catalogazioni, alla larga da convenzioni e da abitudini. Liberi. Pensando a questi concetti viene in mente Friedrich Nietzsche quando contrapponeva apollineo e dionisiaco, individuando in quest’ultima inclinazione il principio di forza istintiva, l’espressione massima del corpo, il vigore prorompente della passione sensuale, l’ebbrezza, l’emozione.

Ogni tanto ci siamo fatti rapire dal dionisiaco ma più spesso siamo rimasti vittime delle nostre paure, delle nostre preoccupazioni, della nostra serietà, del nostro freno a meno tirato che ci impedisce di esprimere le enormi potenzialità che ci caratterizzano. Il tutto per evitare qualsiasi rischio di imprevedibilità. Abbiamo voluto pensare e programmare. E ci siamo persi il meglio perché non abbiamo potuto esprimere ciò che siamo davvero. Ma c’è sempre tempo per ravvedersi.

Si dice che l’anno vecchio resti alle spalle e in quello nuovo possiamo sperare, immaginare e sognare di tutto, come faceva il venditore di almanacchi nella famosa poesia di Giacomo Leopardi. Ci illudiamo che qualcosa possa cambiare. Poi ci lamentiamo che non sia successo nulla, ma non ci chiediamo come mai. Stringi stringi, tolta la tara delle scuse, troviamo un unico responsabile che sta dentro il nostro cuore e il nostro cervello. Dunque ci avviciniamo al tempo delle feste e il consiglio è di lasciarsi andare al dionisiaco. Lo facevano anche gli antichi greci con le famose feste in onore della divinità dell’ebbrezza in un periodo ben preciso dell’anno, a distanza di quasi 2.500 anni da noi.

Dunque esiste nella natura stessa dell’uomo e della donna la necessità di abbandonarsi alla passione. Ed è una forza dirompente, primitiva. Esiste un unico accorgimento, però, per non restare schiacciati dal fascino proibito di Dioniso ed è quello di fermarsi in tempo, affinché lo spirito della trasgressione non diventi distruttivo. Ma allora dobbiamo di nuovo affidarci all’apollineo, cioè all’equilibrio piuttosto che al trionfo dei sensi? Qui sta il bello (e il brutto) della nostra condizione. Spinti a camminare sul margine del burrone, facendo attenzione a non cadere.