Le reliquie di una religione che ha sempre più fedeli
Sono passati tre giorni da un anniversario che è come una ferita nel cuore per chi lo ha amato, al di là del suo talento sportivo (inarrivabile) e al di sopra delle sue sregolatezze (pure quelle non comuni). Quattro anni fa moriva Diego Armando Maradona, il genio del calcio, il simbolo del riscatto del sud del mondo.
Parlare adesso di lui è come immobilizzarlo dentro un presente che non gli appartiene perché lui è eterno. Vedere il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis con il tecnico Antonio Conte e con il capitano Giovanni Di Lorenzo sotto il murales ai Quartieri Spagnoli ricorda una specie di rito pagano di ringraziamento verso un dio. Quel dio che ha saputo infiammare il tifo degli argentini e dei napoletani. Ma non solo loro. Ha richiamato a tutti la vecchia leggenda di Davide contro Golia, del Robin Hood che scompagina i piani del potere costituito, che ruba ai ricchi per dare ai poveri, che incarna il sogno di ogni uomo e di ogni donna: essere giusto, ma al di sopra delle regole perché l’unica norma che guida l’agire dei grandi è l’amore.
Si potrebbe scrivere un libro su Maradona (e quanti ne hanno già fatti?) e non basterebbe ancora per descrivere quello che è stato e ciò che continuerà ad essere. Capace di attirare ogni giorno schiere di adepti, fedeli che sono pronti ad abbracciare questa nuova religione e pure, come succede nei riti tradizionali, per venerare le sue reliquie, quasi come fossero quelle dei santi. Nel caso di Maradona, i suoi segni del passaggio in questo triste mondo (a parte quando vinse gli scudetti con il Napoli e la Coppa del Mondo con l’Argentina) sono rappresentati da ciò che di più terreno possa esserci: gli scarpini. E sono proprio quelle magiche calzature che andranno all’asta grazie a Bolaffi e rappresentano uno dei lotti più pregiati di una vendita che si preannuncia ricca di ogni bellezza. C’è tanta attenzione verso questo nuovo – seppur vecchio – mercato. Di solito si pensa alle aste per i quadri, per i gioielli, per i cavalli purosangue, ma ormai lo spettro d’interesse si è ampliato. Tocca tutti i campi della passione. Dai dischi in edizione limitata delle band più conosciute ai memorabilia sportivi. È chiaro, quindi, che i ricordi di Maradona stiano al primo posto. Hanno due ingredienti in grado di renderli richiestissimi: sono unici e irripetibili. Incarnano un mito che non tornerà più. Per gli scarpini, poi, bisognerebbe ricordare un aneddoto tutto varesino. Bruno Limido, arcigno difensore della Juve e pure dell’Atalanta incontrò il Pibe de Oro nella finale di Coppa Italia del 1987. Lo marcò alla grande anche se il Napoli vinse la competizione. Ma a lui rimasero le scarpe con i tacchetti della Puma, ricordo di un campione, ma soprattutto di un uomo che seppe andare oltre le regole per regalare emozioni ai suoi tifosi. Ops, ai suoi fedeli.