La strada che porta alla vetta è sempre la più difficile
Gli alpinisti? Gente che non ha capito quanto sia bello stare sul divano a guardare la televisione. Personaggi, in verità, che invidiamo perché non siamo capaci di essere come loro. Siccome il mondo è composto più da Salieri* che da Mozart, i tipi come Matteo Della Bordella finiscono per diventare un po’ antipatici. Stanno in quel gotha che, o te li fa amare alla follia, o te li fa guardare con sospetto e un po’ di acidità, richiamando in noi il classico meccanismo dell’uomo medio, tanto diffuso quanto disdicevole: «Perché lui e io no?». Vi consigliamo di andare a vedere su YouTube le avventure dell’alpinista o di ascoltare i suoi racconti. Vengono i brividi anche solo a immaginare la sua vita in parete, le ascese pazzesche, le soste sospeso in aria.
Alcuni studi sostengono che gli alpinisti più coraggiosi non posseggano nel cervello alcune cellule deputate alla paura. Non so se questa sia una leggenda, oppure sia vero. Ma vedendo quello che fa l’alpinista varesino viene davvero da pensare che lui il timore non lo conosca, che il coraggio sia scritto dentro il suo dna. E quindi, noi, poveri Salieri, ci ritiriamo in buon ordine. Torniamo a guardare la tv, al calduccio delle nostre casette, e lasciamo a lui le epiche imprese sulle montagne del mondo. Scalare, però, è il sogno di ogni uomo. Salire verso la vetta è emblema, simbolo della nostra vita fatta di tante difficoltà, di passaggi tortuosi, complicati, quasi impossibili, ma una via d’uscita esiste sempre. Spesso è nascosta, impervia da raggiungere, ma, quando stiamo per cadere, sospesi sul filo della nostra traballante esistenza, c’è il classico colpo di reni che ci tiene su. Sapete il bello qual è? Quasi sempre la strada migliore non è quella comoda e in discesa. Come in montagna il sentiero che ci porta alla vetta è quello buio e periglioso. Ci addentriamo nel fitto del bosco, così come Dante fece nella selva oscura, e speriamo di trovare la soluzione al nostro rebus. Non sempre ci riusciamo ma la lezione che ci arriva da Della Bordella, naturalmente, è di non arrenderci mai. Lui sta su una montagna, da solo e al freddo. Noi stiamo in città piene di comfort: possiamo non riuscirci? La sfida è lanciata.
È vero che siamo tutti Salieri ma qualche volta anche noi – timidi, malfermi e spesso invidiosi – possiamo trasformarci in Mozart e far diventare il nostro compitino un capolavoro. Fuor di metafora alpina e musicale: la nostra vita è sempre su un filo sottile e ci chiede ogni giorno tanta forza e tanta resistenza per raggiungere quella meta che si chiama coronamento dei nostri sogni. Anche se piccoli, a noi sembrano vette ripide e scoscese. Quando le raggiungiamo ci sentiamo un po’ come Matteo quando arriva in cima: felici.
*Antonio Salieri, musicista e compositore del Settecento. Nel film del 1984 di Milos Forman viene ipotizzata la sua responsabilità sulla morte di Mozart in quanto più bravo di lui