L’idea del reflusso, anche se la parola è davvero brutta – meglio revival, riscoperta, ricordo -, mi ha sempre affascinato molto perché mi piace pensare che siamo un po’ tutti anche nostalgici, non soltanto protesi verso il futuro o allettati dalle comodità tecnologiche del presente. Ricordo, per esempio, un giorno alla stazione Termini, prima dell’ennesimo viaggio di ritorno a Milano, prima di guardare l’ennesima puntata dell’ennesima serie televisiva in streaming per non ascoltare le telefonate di lavoro del vicino di scompartimento agente di commercio. Mi pare in quel periodo fosse. Passo vicino all’edicola. I giornali li avevo, qualcuno di carta, qualcuno nel tablet. Un libro pure, perfino e-book. Mi cade l’occhio su Diabolik, il fumetto dal formato tascabile perfetto e dalla durata precisa di un viaggio in treno. Lo compro. Lo leggo. Addio, almeno per un po’ allo smartphone. Addio, almeno per un viaggio al tablet. I viaggi “diabolici” divennero due, poi tre, poi sempre. Si creò una rassicurante consuetudine: edicola, Diabolik, mezzo viaggio, poi magari una puntata o un libro. Di carta? Non sempre, dopo un po’ di e-reader, quando appunto ero oggetto e dunque soggetto del reflusso dei desideri, del ritorno.
Lo stesso meccanismo – credo – è stato alla base di trasmissioni di successo di Fabio Fazio in particolare, come Anima mia, e della televisione in generale. Abbiamo tutti, prima o poi, voglia di un revival. È un po’ come rivedere la prima fidanzata o il primo fidanzato del liceo in una vecchia fotografia saltata fuori per caso oppure al supermercato per un gioco del destino, come in film di Gabriele Muccino. È tornare ai piccoli piaceri dei nostri mondi interiori antichi. Più fisici e meno virtuali.
Per fare un altro esempio, a un certo punto, proprio quando tutta la musica era diventata digitale, freddamente pulitissima, ecco ricomparire il giradischi. Certo, più moderno, più, ma comunque sia gli appassionati ricominciano ad acquistare i 33 giri, a voler sentire della musica anche il lieve fruscìo della polvere nei solchi, come il croccare della carta di un libro o di un quotidiano. E dunque i giornali assomigliano ai 33 giri? Ma no, niente polvere, anzi. Intanto pare che stia calando la presenza degli italiani sul web, dopo i mesi del lockdown e degli zoom e del tutto digital, tv e social media. Ora tutti a chiedere il libro che si vende con il giornale all’edicolante. Tutti a riscoprire gli allegati dei giornali. Tutti di nuovo al cinema, al teatro, in piazza, allo stadio, perfino presto a sciare. Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più, come Giorgio Gaber ne La nave.
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