Specialmente adesso che, a causa del coprifuoco, le notti sono molto più silenziose non è raro avvertire, svegliandosi di soprassalto, quei misteriosi e sinistri scricchiolii che tutte le case hanno e che il buio inevitabilmente amplifica. Ma capita anche di restare inchiodati ad ascoltare il battito ritmato del proprio cuore, che rimbomba nelle orecchie come una eco lontana. Ed è in momenti come questi che tornano utili alcuni piccoli accorgimenti. Perché i pensieri che galoppano nella notte, proprio come fanno i cavalli scossi, percorrono traiettorie imprevedibili. Che portano chissà dove. Allora è bene intrappolarli, questi pensieri che hanno disarcionato i sogni, ingabbiandoli in riflessioni che impegnino la mente quel tanto che basta per tranquillizzarla. Tra le azioni possibili c’è quella di ripensare a qualcuna delle tante frasi celebri o alla miriade di aforismi che ci assillano quotidianamente. Comparendo con la loro perentoria verità, decontestualizzata ma conclamata, in due righe fluttuanti nella messaggistica dei cellulari, nella pubblicità di ogni tipo e in mille altre forme. Compresa la dialettica politica. Una volta queste frasi le si trovavano al più negli incarti dei cioccolatini, nei repertori per cultori del genere e in certi libretti strenna da comodino. Profittiamo del loro dilagare per fare un semplice esercizio. Scomponiamole e rimontiamole nella nostra mente, sostituendo magari un concetto negativo col positivo e viceversa. Fino al paradosso. Cito un caso: di recente ho letto questa affermazione di un filosofo svizzero, Henri Frédéric Amiel, vissuto due secoli fa: “Il destino ha due modi per distruggerci, negare i nostri desideri o realizzarli”. Perfetta per il nostro esperimento. Guardatela da tutte le prospettive possibili, girateci intorno come si fa con una statua. Poi ribaltatela, ad esempio così: il destino ha due modi per farci felici, negare i nostri desideri o realizzarli. Così sembra solo un giochino. Un passatempo, che però allontana la mente da certe pericolose frequentazioni: i pensieri tristi, oscuri, angoscianti. Ma è soprattutto il metodo che dovremmo applicare, alla luce del sole, per ragionare su tutto quello che ascoltiamo o che leggiamo. Dobbiamo imparare a smontare e rimontare, ad approfondire e a mettere in discussione ogni cosa. A partire dai discorsi, dagli slogan: e questo è l’esercizio critico più importante per non rimanere incastrati nel roboante vuoto di certa politica spettacolo o di certi spettacoli che scimmiottano la politica. Stiamo attraversando una lunga notte. Fatta di paure, incertezze, disillusioni, dolori, sfiducia e tanta stanchezza. Non è infinita, ma per arrivare all’alba è necessario non cadere nel tranello dei pensieri cupi e deprimenti o nell’oscuro gorgo della ripetitività. Smontiamo e rimontiamo, proprio come fa un bravo meccanico quando un motore stenta a carburare o non gira bene. Con pazienza. Fin quando, trovato l’inghippo, il veicolo può ripartire. E portarci dove vogliamo arrivare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA