L’idea al centro del libro di Pietro Galeotti, La Riunione (Feltrinelli) sono due, anzi tre. La prima gli viene, manco a dirlo, durante una riunione ed è una domanda: chi verrà al mio funerale, ponendo che sia, chessò, domani? E da lì inizia un placido e sagace racconto di soggetti identificati con una sola lettera – s’immagina l’iniziale del nome -, noti, meno noti, magari famosissimi come super anchorman e super star della musica, che sono protagonisti di aneddoti, battute fulminanti e intrecci d’amorosi e odiosi sensi dietro le quinte di una qualche trasmissione tv di successo o di clamoroso insuccesso, e soprattutto a pranzo o a cena, perché “La Prima Legge Fondamentale della Riunione (detta Lodo Galeotti-Piccolo)” proclama così: “Rinunciare volontariamente alla pausa pranzo non servirà in alcun modo a evitare neppure una delle numerose seccature della giornata. Non fatelo mai”. Eccolo, il libro, come un Boris più dolce, acuto e un po’ malinconico, come sono tutti i racconti da leggere. La seconda idea è appunto descrivere per immagini rapide e in serie, come scene di un monologo da cabaret, ma americano – avete presente La fantastica signora Maisel? -, il mondo di chi scrive per la tv. Ecco, ma chi scrive per la tv? Che cosa significa fare l’autore televisivo? Che differenza c’è tra un regista, un coreografo, un produttore, un conduttore eccetera? Non aspettatevi risposte apodittiche, brevi cenni o saggi sullo specifico filmico-televisivo, attendetevi piuttosto bozzetti smagati e sempre complici, dunque del tutto privi di ogni forma di ipocrita moralismo o di nostalgia. Ecco, però sulla nostalgia vale la pena soffermarsi un attimo perché prima abbiamo usato l’aggettivo “malinconico”. E qui viene la terza idea che forse non c’entra nulla con le intenzioni dell’autore, ma per fortuna i libri belli, appena scritti, smettono di essere degli autori e diventano dei lettori (diritti d’autore esclusi, ovviamente). La terza idea assomiglia a quella di Jerry Maguire, ricordate il film? Lui, Tom Cruise, sosia peraltro di Galeotti, è un procuratore sportivo che a un certo punto sbotta dentro e fuori, scrive una lunga relazione dove mette nero su bianco tutto quello che quasi tutti i procuratori sportivi perbene pensano, ma non dicono a proposito dei difetti della loro professione tutta votata al profitto. E poi deposita la relazione nella casella della posta di tutti i suoi colleghi a un convegno dei soliti sulle solite prospettive della solita professione. Però Maguire era triste, un po’ moralista e tutto proteso ad altro: «Mi avevi già convinta al “ciao”», gli dice Renée Zellweger. Qui c’è un ritratto sorridente e immoralista, dunque più utile, per capire la tv e non solo. Ci devo assolutamente tornare, ma adesso scusatemi: c’è la riunione. Continua.
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