Il segreto per rimanere giovani in eterno
Si può essere giovani dentro e vecchi fuori. Oppure, viceversa, vecchi dentro e giovani fuori. Oppure, più convenzionalmente, si può essere allineati sulla propria età. Giovani: rivoluzionari, ottimisti, propositivi. Vecchi: nostalgici, pessimisti, conservatori. Ma è davvero così? Non proprio. Per colpa della crisi climatica, dirà qualcuno, scherzandoci su, non ci sono più le mezze stagioni. E nemmeno si possono usare categorie statiche rispetto alla dinamicità di una condizione umana sempre più in balia dei tempi che cambiano a una velocità vorticosa.
Non è sempre stato così. Bisogna prendere atto che la tecnologia ha sconvolto le nostre vite. Le ha proprio ribaltate. Queste rivoluzioni avvengono secondo tempi che non sono assimilabili a un battito di ciglio ma caratterizzano le epoche. Un po’ come quando si è formato il linguaggio. O è stata introdotta la scrittura. Sembra ancora di vederli gli uomini simili a scimmioni (vi ricordate una delle scene iniziali di Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick?) che provano a comunicare con la clava. Solo più tardi arriverà il primo abbozzo di espressione verbale. E via di questo passo.
Riprendendo il filo del discorso siamo in un periodo storico in cui si intersecano e si mescolano le differenze anagrafiche ed è ancora più interessante, allora, andare a leggere la continuazione di quel libro che ha fatto epoca tra gli adolescenti (non solo loro) e che s’intitola “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi. Aiuta a comprendere molte cose. O meglio, mette nuove domande dentro la nostra mente già bersagliata dagli input che arrivano da mille parti diverse. Ed è per questo che il nuovo libro dello scrittore bolognese centra l’obiettivo. Lo scopo dell’arte, come della letteratura, è di porre degli interrogativi. Nessuno chiede alla cultura di risolvere i guai del mondo ma almeno ci aiuta a capire, ci insegna a chiederci il perché. In questo sta la sua forza e la sua debolezza. Può cambiare il mondo ma non lo dà a vedere perché si nutre di idee, si alimenta di riflessione e di confronto.
Su questi concetti non c’è anagrafe che tenga. Per questo le categorie di giovani e anziani vanno superate: se ci lasciamo condurre dentro i più o meno intricati meandri del nostro pensare e ascoltiamo il suono e la sostanza delle nostre congetture, scopriamo di essere degli eterni adolescenti. Fuori dagli schemi, fuori dagli stereotipi, oltre le convenzioni. Brizzi può accompagnarci in questo percorso, ripartendo da Jack Frusciante per ritrovare quel tempo che non è più (la nostra giovinezza) ma può essere ancora. Dipende solo da noi.