Quei segni impressi sulla superficie del Pongo
Cosa è un’emozione? Difficile da capire. Ancor più da spiegare. Si prova e basta. e qui potrebbe già essere finito l’articolo di Oltre di questa settimana. Ma il mestiere di giornalista impone di andare oltre – appunto – per raccontare, per descrivere, per provare a scandagliare quel velo sottile che separa la realtà quotidiana da ciò che c’è sotto, come quando si scava per provare a individuare l’assassino dopo un fatto di sangue, non accontentandosi di quella che appare come la spiegazione più plausibile. E allora ci accorgiamo che si può trovare una definizione più concreta al termine emozione che non sia semplicemente il già detto e il già sentito.
Emozione, dunque, è qualcosa che ci rimane impresso dentro. Provate a pensarci e lo capirete molto bene. Vi ricorderete con precisione quel momento, quel gesto, quel moto emotivo che vi è rimasto scolpito per sempre nella vostra coscienza ed è conservato dentro un cassetto che non sapete come definire se non ripescando nomi ormai passati di moda come anima o spirito. Sfido chiunque a non aver provato delle emozioni. Possono essere brutte o belle ma sono come un solco nella nostra individualità, di persone che vivono nella quotidianità ma non si fermano alla quotidianità. Proviamo a fare degli esempi, senza sembrare troppo romantici, ma pensate a quando quella ragazza o quel ragazzo vi hanno detto sì dopo che ci avevate sperato per tanto tempo. Cosa avete sentito? Beh, quella è un’emozione bella e buona. Passano gli anni ma ve la ricordate come fosse adesso. E il successo sportivo? Il traguardo scolastico o lavorativo? Fin qui siamo sulle indicazioni classiche, quasi scontate. Ma le emozioni ci possono cogliere anche di sorpresa perché rimaniamo colpiti da qualcosa di piccolo ma di grandissimo ai nostri occhi: un gesto, una parola, un’immagine inaspettata. Si scatena qualcosa che ci apre un mondo e ci fa ricordare quel momento come unico e irripetibile.
Non abbiamo parlato delle emozioni negative perché tendiamo a rimuoverle. I nostri meccanismi di autoconservazione cercano di allontanare ciò che ci ha fatto male, ma la memoria non può essere ingannata quando è stata impressa da un brutto momento. E, se ci facciamo caso, torna a galla quel sentimento amaro ma vivo. Che ci fa stare male ancora oggi e che ci testimonia quanto noi siamo simili a dei pezzi di Pongo, destinati a riportare dentro un segreto scrigno del nostro essere tutto ciò che ci ha emozionato, nel bene e nel male. Con questa convinzione guardiamo, comunque, avanti. Cerchiamo quello che ci fa stare meglio e rifuggiamo ciò che ci conduce verso la sofferenza. Ma non sempre ci riusciamo. È il nostro destino, non possiamo cambiarlo per dare una speranza a chi legge questo articolo su Oltre.