Quel faro ci insegna la forza dell’amore

Chi crede (ancora) all’amore non ha che da leggere questo numero di Oltre per rimanere incantato da un simbolo che forse non tutti riconducono al sentimento (divino) che «tutto move e tutto puote». Eppure è lì, sul mare, a scatenare quello struggimento tipico di chi soffre le pene del cuore. Il simbolo è il faro perché rimanda alla distanza, alla mancanza, alla nostalgia, alla lontananza, al vorrei qualcosa di così eterno che mi sfugge.
Verrebbe da dire che l’amore è bello quando l’oggetto delle proprie attenzioni non c’è. Quando si materializza diventa tutto banale, finisce il sogno e la realtà è (sempre) più dura di quello che avevamo pensato.
Lasciamoci guidare dal faro, però, perché stavolta vogliamo farci prendere la mano dalle nostre flebili passioni. Ed è proprio il faro che il regista americano Wes Anderson ha messo nel suo film Moonrise Kingdom per evocare le atmosfere tipiche dell’amore. Ha fatto di più, ha scelto come protagonisti della storia due adolescenti proprio perché sono loro che, più di altri, riescono a stabilire il contatto con quel qualcosa che sfugge e che indicavamo all’inizio.
Suzy s’innamora di un giovane scout e insieme progettano di fuggire. L’unione dei loro cuori viene suggellata sulla spiaggia dell’isola di New Penzance, seguendo le note di Françoise Hardy (cantante, cantautrice e scrittrice francese bellissima, scomparsa pochi giorni fa: l’11 giugno) che intona, non a caso, “Le temps de l’amour”. Che c’entra il faro? Beh, è il punto di osservazione sull’isola dal quale Suzy scruta l’orizzonte sperando di vedere il suo amato perché la storia non è così semplice come potrebbe sembrare. Il rapporto tra i due ragazzi, infatti, è contrastato dai cattivi perché l’amore, si sa, prima di affermarsi, ha bisogno di combattere e di dimostrare a se stesso e agli altri che esiste davvero. Ed è negli adolescenti che trova la sua massima espressione proprio perché, come in un faro, la luce è forte, guida il tuo cammino, ma è intermittente, quindi può sparire di colpo o tornare senza nemmeno che te ne accorga.
A Wes Anderson il merito, in questo come nella maggior parte dei suoi film, di raccontare le passioni in modo molto particolare, mettendo insieme parole, musica e ambientazioni a forti tinte oniriche. In Moonrise Kingdom l’esperimento funziona e, se ancora c’è qualcuno che non ha visto questo film, farebbe bene a lasciarsi cullare da quell’ora e mezzo di raffinatezze. Tutto nasce da un faro ma attenzione: bisogna mettersi al riparo perché, alla fine del film, arriva anche un ciclone e a salvarsi è chi ci crede davvero. Così nel film di Wes Anderson, come nella nostra vita. A patto che le scelte siano sempre e solo d’amore.