
L’idea che la vacanza sia un posto dove si va è molto, molto italiana. Siamo gente di viaggi, si sa, ci riconosciamo in giro per piazze di ogni dove e ci diciamo sempre: «Eccoci, quanti siamo!», guida verde in mano e zainetto in spalla. Però vacanza è più uno stato della mente che un movimento del corpo. Vacanza è il vuoto dai problemi, nelle agende, delle responsabilità. Un po’ di anni fa Sergio Marchionne, super manager Fiat morto nel 2018, per criticare quella sorta di provincialismo nostrano (e agostano) che non riusciamo a superare raccontò che la prima estate che passava alla fabbrica di automobili di Torino, quando l’azienda perdeva molti soldi, un giorno, non trovando nessuno in ufficio e avendo ottenuto come spiegazione che erano tutti in ferie, domandò: ma in ferie da che cosa? Come a dire che non puoi staccare se i problemi sono troppi. Però se vuoi staccare, devi innanzi tutto cambiare il tuo stato mentale, devi uscire dal quotidiano, entrare nell’immaginario. E l’immaginario diventa reale anche viaggiando. D’accordo allora, vacanza è pure viaggiare. Però si può viaggiare anche stando ben fermi sul proprio divano. Ormai lo sappiamo benissimo, visto che il lockdown ci ha fatto diventare spettatori compulsivi di serie tv. Per chi, come me, pensa che viaggiare significhi soprattutto prendere un qualunque mezzo in direzione Nord (Europa) – ma l’idea vale per ogni destinazione – le piattaforme di serie tv via streaming sono spesso meglio di un check-in. Ecco, le serie tv dei nostri luoghi preferiti sono la nostra vacanza quotidiana. Per capirci, le metto in fila:
Borgen, per far politica a Copenaghen,
Deadwind per avere paura a Helsinki,
I delitti di Valhalla o
Katla per avere ancora più paura in Islanda,
The Bridge per inseguire le nostre ansie tra Danimarca e Svezia,
Bordertown per inseguire ancora più ansie tra Finlandia e Russia,
Grenseland per indagare le terre di confine in Norvegia. L’elenco potrebbe continuare, ma il punto è chiaro, è che guardiamo le serie tv anche per vivere i luoghi dove non siamo, dove non possiamo (ancora) andare. Capita anche a voi di seguire più gli spunti turistico-cittadini che non la trama? Impari consuetudini, look, modi di vivere, ti immergi nei mondi che vorresti vivere. La globalizzazione delle visioni da divano è la versione vacanza delle riunioni in call, zoom, teams, skype e via programmando. L’islandese
Katla, per esempio, è ambientata a Vik, dove c’è una particolarissima spiaggia nera. Sei tu, in un posto freddamente assurdo, davanti a mare, vento e un vuoto immenso. Una vacanza.
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