La nostra vita è appesa agli aggettivi, mamma mia che condanna. E la constatazione è molto rassicurante dal punto di vista della comprensione delle cose, meno rassicurante dal punto di vista dell’oggettività del reale (e per fortuna). Perché, se il reale dipende da un aggettivo, chi lo sceglie lo definisce e dunque lo manipola, a suo modo. Il catalogo è questo.
La divina commedia e la commedia, quanto sono distanti? La comédie e la comédie humaine e la comédie française, quanto sono distanti? I media e i social media sono due realtà differenti, anche se simili. Un buon amico e un amico buono non sono la stessa persona. L’economia e la nuova economia, ve le ricordate? Il governo e il governo tecnico, questa è la vera alternanza. Vera, ah, ecco. Ora però l’economia è soprattutto sostenibile. Il fine e il lieto fine fanno cambiare perfino il senso al sostantivo, come figura e brutta figura. Se l’operazione militare è “speciale”, l’aggettivo serve a dire che non è guerra, perché insomma tra operazione militare e guerra questa grande differenza non si nota certo, se invece l’operazione è speciale, parliamone in russo… Dove tra aggettivo e verbo c’è di mezzo un mondo e uno slogan: la rivoluzione russa, la rivoluzione non russa. Un tempo poi però si parlava di guerra “giusta”, per svelenire guerra, e/o di attacco “preventivo”, per parafrasare difesa. A proposito, ve la ricordate la “difesa attiva”, quella dell’Italia quando si combatteva nei balcani? Se no, pensate allora alla Guerra fredda: che differenza abissale (che peraltro aggettivo è) da guerra e basta e “Guerra fredda”. Non ho mai capito invece perché l’atletica è leggera, come la musica. E sempre nel contesto della leggerrezza c’è il problema che un conto è dire “la leggerezza dell’essere”, ma sei matto?, e ben altro conto è titolare su “l’insostenibile” leggerezza dell’essere, mai sei un genio! L’amore poi si divede in tre aggettivi: il primo, il grande, l’infelice. Ah, sì, certo, ci sarebbe anche “l’eterno”. Però ci credono soprattutto quelli che credono alla “buona” novella. No, che dici, è un valore anche “laico”, anche dei cattolici “adulti”. La democrazia invece era cristiana, il partito comunista e il compromesso storico. La pandemia, del resto, è gravissima se è globale, come la scuola dev’essere buona e la giustizia giusta. La ricerca dell’aggettivo intonato è l’obiettivo di chiunque scriva, eliminarli del tutto, gli aggettivi, è il capolavoro di chiunque sappia scrivere. Soprattutto di chi sa scrivere per raccontare: “show, don’t tell”, mostralo e non dirlo, è la regola di chi sa scrivere perché l’aggettivo lo dica il lettore, non lo scrittore. Così fa anche il creatore o il destino: in principio infatti era il verbo, la ragione, semmai la parola, aggettivi e avverbi, siamo liberi, che bello!, mettiamoli noi.