Destino infausto quello di chiamarsi Silvestro e di dover scrivere un pezzo sui gatti, anche perché avere il nome del famoso personaggio dei cartoni animati non induce più simpatia verso questa specie animale che ha la particolarità di essere molto indipendente e parecchio graffiante.

Il gatto o lo ami o lo odi. Devi prendere una posizione. Ti schieri e, nel momento in cui scegli da che parte stare, ne deriva tutta una casistica sul tuo carattere, sui tuoi vizi e le tue virtù. Chi ama i gatti ha un senso estetico superiore, apprezza fascino ed eleganza, si concede solo a chi si fida, va conquistato con pazienza e astuzia. Così, almeno, sintetizzano i luoghi comuni. È tutto da vedere se siano veri. Di certo, però, chi non ama i mici li vede come animali opportunisti, che si avvicinano solo per il cibo, che non si dedicano con la dovuta attenzione al loro padrone, meno fedeli dei cani.

Che, invece, piacciono molto di più a chi odia i gatti. Troppo facile, però, andare d’accordo con un cane perché ti fa sentire forte il senso di dipendenza dall’uomo, la fedeltà, la totale dedizione. Quindi, dove va a pendere l’ago della bilancia? Non c’è una regola. Si può preferire il gatto piuttosto del cane o si può coltivare uno spassionato amore per entrambi.

Di sicuro, sempre più persone, deluse dal genere umano, si rifugiano nell’affetto degli animali domestici. È una tendenza che fa parte della nostra epoca e che vorrà dire qualcosa. Descrive in modo chiaro il senso di solitudine affettiva che ci circonda. Lo so che è brutto dirlo, ma è così. E, come per tutti i rapporti affettivi, è indispensabile il senso della misura, affinché il sentimento non diventi tossico. Sbirciando su internet si trovano foto di gatti vestiti come dei bambinetti.

Coccolati e vezzeggiati. Idem per i cani. Lo spiccato senso di autonomia del gatto rischia di finire in secondo piano rispetto a queste morbose attenzioni. Nell’amore per i gatti (e pure per i cani), dunque, il difetto non risiede nell’animale, nelle sue caratteristiche caratteriali, ma in chi sta al suo fianco. Spesso le povere bestiole sono solo degli indicatori del livello di problematicità dei padroni. Continuate, quindi, ad esprimere il vostro affetto per i gatti e per i cani come meglio credete ma non dimenticate mai che sono animali e l’errore più grosso è quello di cercare di umanizzarli. Se ve lo dice uno che si chiama Silvestro, credeteci.