Il mondo vegetale ha un’anima. Questa, che può sembrare un’enorme sciocchezza, quasi un’affermazione blasfema, un po’ di verità la contiene. Un’anima buona caratterizza le piante. Sono costrette a subire le angherie dell’ambiente e le nefandezze dell’uomo che spesso le trascura, quando addirittura non le ferisce, le taglia, le abbatte. Nonostante tutto, però, il regno vegetale continua a dimostrarsi amico affidabile se non altro perché – ce l’hanno insegnato a scuola – trasforma l’anidride carbonica in ossigeno, elemento vitale per il mondo animale.

Ma non è sempre così. Le piante carnivore, infatti, non sono in grado di trarre il nutrimento dalla fotosintesi e si arrangiano come possono, mangiandosi insetti e qualsiasi altro organismo capiti a tiro. Rompono una catena che è quella del servo-padrone (direbbe Friedrich Hegel) o, se preferite, della vittima-carnefice. In questo sta la loro forza e la loro debolezza.

Le piante carnivore provano a ribellarsi all’ordine costituito, cercano di girare le regole della natura, ci insegnano che si può vivere anche senza omologarsi, si riesce a resistere pur se gli altri ci vorrebbero buoni e belli. Le piante carnivore sono brutte rispetto all’impressione di forza che comunica una quercia o alla naturale soavità di un fiore appena sbocciato. Sono antipatiche perché il solo pensare che possano essere carnivore ci infastidisce quando addirittura non ci impaurisce. Dunque sono costrette a vivere di una vita tutta loro, isolate ma, forse proprio per questo, adesso sempre più di moda.

Nella diversità, quindi, sta la loro forza e la affermano con orgoglio quando catturano il ragno inesperto e se lo mangiano. Ci volevate morte? Invece noi resistiamo. E siamo lì a dimostrare che la nostra migliore dote è il coraggio di andare controcorrente, sganciate dal buonismo delle loro colleghe-sorelle piante normali. Niente paura, poi, le carnivore non hanno mai morsicato l’uomo come certa divertente letteratura le ha disegnate in passato. Rivendicano solo il rispetto del loro mondo e chiedono una cosa molto semplice a una realtà, quella terrestre, che si affanna a ridurre tutto al semplice teorema del giusto e dello sbagliato. Secondo chi, però?

In questa domanda sta la chiave di una sfida che va avanti da millenni visto che le piante carnivore vengono fatte risalire a una mutazione genetica durante l’era dei dinosauri. È passato tutto questo tempo ma la risposta non è ancora arrivata: natura, consuetudine, obblighi sociali? Chi stabilisce le regole? Le piante carnivore stanno in quel cono d’ombra che mai verrà illuminato. Ed è giusto (?) che sia così.