Ah bella scoperta! Non lo dico per dire e il pensiero mi tormenta. Ci hanno ingannato, fin dal principio, ci sarebbe dovuto saltare subito agli occhi. E invece ci siamo cascati. Ci hanno detto che la persona più importante dell’Universo siamo noi stessi. Il bello è che ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci. Ci hanno raccontato di un progresso inarrestabile e costante; di un lavoro che si fa senza fatica; della possibilità di guadagnare tutti e tanto, senza limite e di spendere altrettanto. Ci hanno insinuato che tutto ci è dovuto, perché ce lo meritiamo. Quasi fosse un diritto naturale, inalienabile. Ci hanno raccontato che la vita può essere facilitata, ah bella trovata, che è buona cosa stare sempre in vacanza e che è cultura anche andare ad osservare, da vicino, quelli che lavorano tutto il giorno per un panino. Ora di bugie se ne dicono tante e se ne spacciano per verità conclamate da che il mondo è nato. Adesso ci narreranno, ormai la moda vuole così, tante cose strane e tra un po’ ci faranno sapere che Atlantide esiste e la si potrà visitare su un sommergibile a forma di salame. Ci serve una nuova America, tutta da scoprire? Oppure come ci hanno spifferato il nuovo Continente sta già qui? A dir la verità di scoperte ne dobbiamo fare, e tante. A partire dall’abbandono di un egocentrismo divenuto così imperioso da rasentare la patologia. E tante altre cose dovremmo abbandonare, come vecchi stracci, e tante invece riscoprire e nuovamente indossare. Quel che la sorte ci ha apparecchiato, questa spinosa pandemia, ci pone di fronte ad una sfida che non è minore dell’andar per mare a esplorare. Punge, fa anche sanguinare e fa soffrire, ma non è detto che alla fine del gambo non spunti una rosa. Il cambiamento, sia quello generale sia quello individuale, richiede sacrificio, rinuncia, impegno e volontà. Voglia di fare, di osare, di rischiare. Col rischio di fallire, di perdere tutto, è cosa nota. Però non c’è castello che non sia andato in rovina, non c’è fortificazione che abbia protetto in eterno i confini. Perché noi siamo fatti più per la tenda del nomade che per il palazzo. Ospiti di questo mondo possiamo percorrerlo in lungo e in largo solo spinti dalla voglia di conoscere, di agire e di inventare. Le civiltà scompaiono, e le loro città crollano e finiscono sotto la sabbia, non tanto quando perdono guerre e sono aggredite dalle pandemie, ma quando la spinta vitale si esaurisce e si estingue il desiderio di futuro. Rannicchiati sul presente, chiusi sulla difensiva si può restare per periodi brevi. Poi serve muoversi, partire, osare. Se pensiamo che l’universo faccia tappa sul nostro ombelico non abbiamo capito la lezione di chi ci ha preceduto e, sulle cui spalle, siamo arrivati fin qui. Tra errori, orrori e meraviglie il cammino non si è mai fermato. Talvolta ha rallentato. Però indietro non si torna. La nuova America chissà se c’è, chissà dov’è. Ma per scoprirla serve partire subito. Adesso. Senza domande e perfino senza un perché.

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