Non ci capiamo niente delle piante e degli animali

Viviamo immersi in un mondo che non conosciamo. L’unica certezza che abbiamo resta legata all’enorme volume delle cose che – come diceva Socrate – non sappiamo. Una, per esempio, è quella che Francesco Rossetti spiega nelle prossime pagine e che parla di un particolare software che permette di percepire la musica delle piante. Sì, avete letto bene. I fiori, gli alberi e le essenze emettono dei suoni che, adeguatamente decodificati, producono melodie che saranno presentate in uno spettacolo a Milano. Tutto ciò è possibile tramite speciali variazioni elettriche che permettono alla vite, piuttosto che al susino, al ciliegio invece del nespolo o dell’ulivo, di esprimersi secondo la normale scala musicale.
Lo so cosa state pensando: il mondo ormai è in mano ai pazzi. Anch’io ho detto così all’inizio. Poi mi sono documentato e ho capito che bisogna cambiare il livello di percezione per comprendere, come si diceva all’inizio, il mondo che ci circonda.
La lezione delle piante, dunque, arriva nel momento in cui le nostre certezze si stanno sgretolando perché l’approccio razionale mostra le sue pecche. La nostra storia non procede in maniera lineare ma spesso è fatta di traumi e di cadute, di fermate e di ri-partenze. Gli alberi, nel loro naturale silenzio, sembrano essere le creature più asettiche del mondo. Invece no. Conservano quella che gli antichi chiamavano anima, fedeli a un concetto panteista del mondo, secondo il quale dio si esprime dentro la natura. Ma sarà davvero così? Boh. Il regno vegetale, comunque, ci ricorda che siamo noi a non possedere gli strumenti di conoscenza adeguati. Dobbiamo smettere i nostri panni umani per immergerci dentro ciò che non conosciamo. E possiamo farlo grazie alla nostra intelligenza che ci permette di costruire degli strumenti adeguati di decodificazione. Discorso simile può valere per il mondo animale. Quando il vostro cane vi guarda con occhi languidi cosa pensate? Lungi da noi qualsiasi tentativo di umanizzazione, ma si percepisce sia per gli animali sia per le piante un livello di espressione che ubbidisce a regole diverse delle nostre ma che non è meno efficace. Dunque siamo noi che, chiusi dentro i nostri metodi percettivi, siamo sordi di fronte al mondo che ci circonda o è tutto ciò che è altro da noi che non si vuole fare riconoscere?
Il quesito è difficile da risolvere. Bisognerebbe procedere con la sperimentazione arrivando a un metodo scientifico tanto provato quanto falsificabile. Per cui ci accontentiamo di fare un passo indietro. Ci rivestiamo di umiltà e ammettiamo di non capirci niente. Né sulle piante, né sugli animali. Figuriamoci sugli uomini e sulle donne.