In campo alimentare non ci si capisce quasi più niente. Ogni giorno escono nuove mode e i gusti sono in continuo cambiamento. Qualche tempo fa hanno fatto notizia i grilli. La loro farina – assicurano gli esperti – è gustosa e nutriente. Meglio non saperlo, però, se la usano per qualche piatto di tendenza che viene servito nel locale dove tutti quelli che vanno se la tirano un sacco. Meglio mangiare e zitti. Il giorno dopo ci si può perfino vantare con gli amici. Il cibo, d’altronde, è diventato un fatto di costume, non più solo un elemento indispensabile per il nostro sostentamento. In più, vivendo in un mondo libero, slegato da qualsiasi forzatura e convenzione, ognuno può scegliere ciò che più preferisce, convinto di trarne il massimo della soddisfazione.
In quanto ad abitudini alimentari da sempre hanno avuto un ruolo importante i vegetariani, coloro che evitano in tutto e per tutto la carne e il pesce. Poi abbiamo scoperto i vegani che sono più intransigenti, ponendo come regola quella del no a qualsiasi prodotto di derivazione animale. Ma la demarcazione vegetariani-vegani non è la sola. Anzi. Si nutre di numerose gradazioni e, ultimamente, si è parlato molto dei plantani, cioè di coloro che hanno una dieta a base di piante. Francesco Facchinetti, a domanda specifica, ha detto di essere un plantano. Che non è la stessa cosa di vegano, né di vegetariano.
Ma non è neppure questa l’ultima frontiera dell’alimentazione. La tendenza più attuale è quella dei Plant-Based, cioè di coloro che consumano alimenti con sostenibilità a kilometro zero totale. Non solo vegetali ma pure prodotti senza l’utilizzo di ciò che inquina l’ambiente, fosse anche un camion che li trasporta da un luogo all’altro. Non è semplice osservare questa dieta, anzi verrebbe da chiamarla disciplina. Prima di tutto perché – nonostante i sostenitori la difendano a spada tratta – dispone di alimenti molto meno buoni e gustosi di chi ha una dieta diversificata. Inoltre non è semplice approvvigionarsi sempre a kilometro zero. Le forniture non riescono a rispondere a tutte le richieste.
Importante, però, è la filosofia alla base di Plant-Based che si può riassumere in una frase: «Sto bene io, sta bene l’ambiente». Concetto bellissimo ma di difficile applicazione nel momento in cui ci si trova in un mondo già preordinato in un altro modo. Per tutte le grandi rivoluzioni – si sa – bisogna combattere. Quindi anche il Plant-Based, per affermarsi, dovrà vendere cara la pelle. Anzi, per restare in tema, dovrà attendere che dia i suoi frutti. È il proprio il caso di dirlo: bisogna aver pazienza che sboccino i fiori. Poi la rivoluzione alimentare potrà compiersi. Per ora, su questo tema, vigono troppe mode e tantissima confusione.