La Traviata è un’opera simbolo che anche i non esperti di lirica, almeno nel nome, conoscono. Sanno che è di Giuseppe Verdi ma non tutti sono al corrente della storia La Traviata è un’opera simbolo che anche i non esperti di lirica, almeno nel nome, conoscono. Sanno che è di Giuseppe Verdi ma non tutti sono al corrente della storia che la caratterizza: avvincente e controversa. Ha suscitato scandalo e tanto interesse in questi 170 di vita (prima esecuzione il 6 marzo 1853). Arriva a Varese con il suo carico di musica e di interrogativi.
Ha ancora senso parlare di passione e di amore, così come ci insegna la protagonista Violetta? Domanda sempre attuale se si considera che i giovani –ritenuti a torto insensibili e iper tecnologici –sono invece degli inguaribili romantici. Lo dimostra un recente sondaggio condotto da Skuola.net su un campione di 30mila ragazze e ragazzi tra i 12 e i 17 anni. La stragrande maggioranza (67%) immagina che un giorno si sposerà. Ben 7 su 10 si vedono con un figlio. Da questa indagine risulta che la generazione Zed mette al primo posto nella propria vita il sentimento più importante e immagina di avere un partner al fianco per tutta la vita.
A ulteriore riprova che l’amore per i giovani sia una cosa molto seria c’è un altro dato: 2 su 3 dicono di non essersi mai innamorati per davvero. Ma quando è successo hanno capito che quello è un sentimento importante, che non ha eguali con tutti gli altri e che non è solo un elemento teorico, raccontato nei romanzi. Piuttosto ravviva e fa rinascere una persona. Che c’entra tutto ciò con la Traviata? Semplice, spesso l’opera di Giuseppe Verdi viene catalogata come scandalosa e dovette subire pure la censura ai tempi dell’uscita. Ma sbaglia chi ne dà una lettura così bacchettona. La verità è che nella Traviata vengono a galla luci e ombre di una condizione umana che non può fare a meno –pur tra mille miserie –dei propri sentimenti. È questa componente a determinare fortune e sfortune della vita.
A permettere di toccare i vertici della felicità così come di scendere negli inferi della più totale tristezza. Cosa sarà mai questo ingrediente segreto che, come il sale, dà gusto alla vita? Chiedetelo a Violetta che, come in ogni dramma che si rispetti, muore di tisi e di troppo amore al termine dell’opera. Consumata da qualcosa che ti brucia l’anima se non riesci a gestirlo e dominarlo. L’amore è come un puledro – parafrasando Alda Merini in una delle sue poesie più belle – bello e talentuoso che, se lo lasci senza briglie, finisce per disarcionarti, per buttarti a terra, facendo sentire come è duro il suolo dove cadi. Se, invece, sai guidarlo con sapienza e moderazione ti regala i momenti più belli della vita. Ci vuole un po’ di testa per governare il cuore ma il cervello che c’entra quando di mezzo ci sono i sentimenti? Purtroppo non potete chiederlo alla protagonista della Traviata perché vi darà i consigli sbagliati. Ma sono quelli che qualsiasi persona innamorata saprebbe darvi. Qui sta il bello e il brutto di questo sentimento. Che Giuseppe Verdi ha provato a spiegare in musica. Ascoltare l’opera, perciò, è ossigeno per il nostro spirito calpestato da una società troppo materialista. Ma la migliore lezione ce la danno i giovani che, come si diceva all’inizio, credono ancora all’amore. E noi con loro. Insieme a Violetta.