Manca poco che ci troveremo tutti nel Metaverso, in quel luogo non luogo in cui potremo creare la realtà che vogliamo, quella che più ci piace, quella che ci fa stare bene. Incontreremo i nostri personaggi preferiti, abiteremo nelle case che desideriamo, avremo il lavoro che abbiamo sempre sognato. Una specie di aldilà ideale – una volta si chiamava paradiso – a portata di mano mentre ancora viviamo su questa terra. Favoloso, straordinario, fantastico. I grandi gestori di patrimoni ci stanno già facendo i soldi, inducendo gli investitori a mettere lì le loro risorse, tanto si possono cambiare le valute correnti in cripto. Benvenuti, dunque, nel Metaverso: un territorio talmente speciale che, a prima vista, ci scatena quella forte carica di attrazione che si trasforma presto in diffidenza.
Ci pare tutta una fregatura. Soprattutto a noi che siamo abituati a trattare con la realtà. Che siamo cresciuti senza web e tanto meno social. Che abbiamo passato lunga parte della nostra gioventù, non solo a tirare calci a un pallone, ma pure a divorare libri. Di tutti i generi e di tutte le forme. Dal giallo preso sulla scrivania di papà al romanzo esistenzialista, dal trattato di filosofia recuperato in biblioteca al volume illustrato con le opere dei più grandi architetti del mondo. Quanto è bello ancora oggi sfogliare le pagine di quei fedelissimi compagni di viaggio. Ci hanno seguito nella nostra crescita da ragazzi a uomini. E ancora ci guardano dall’alto della loro impareggiabile concretezza. Un piacere fisico, quello di toccare il libro, odorarlo, renderlo parte della propria vita. Un piacere immateriale, quello che si scatena parola dopo parola, frase dopo frase, concetto dopo concetto. È la forza dirompente dei libri, il loro gigantesco potere.
Mentre li leggi cambi con loro, mentre sfogli le pagine entri in un universo altro che non è quello costruito da qualcuno che non conosci e di cui non ti fidi (Meta) ma è qualcosa che sei tu a creare con i tuoi pensieri, le tue idee e le tue connessioni mentali. Ecco perché un libro non invecchia mai e non tradisce mai. Può non piacere ma è sincero nella sua concretezza di inchiostro messo nero su bianco. Ti permette di volare dove non avresti mai immaginato. Ti senti libero quando ti immergi con la mente e con il cuore dentro le avventure di Sandokan oppure ti immedesimi nel cammino di crescita di Siddharta, vivi i travagli di Philip Dick per come ce li racconta Emmanuel Carrere in uno dei suoi romanzi più riusciti: “Io sono vivo, voi siete morti”. Prendendo spunto da questo titolo si potrebbe dire che, sì, noi che leggiamo libri siamo vivi e vegeti, voi che credete nel Metaverso forse no. Ma, probabilmente, è solo una questione di tempo.