Un ragionamento sull’arte contemporanea è indispensabile nel momento in cui arriva in provincia di Varese una mostra su Andy Warhol, genio o impostore del Novecento, icona della pop art, simbolico riferimento di un mondo che è anche il nostro o forse non lo è già più. Dell’artista americano viene proposta un’ampia rilettura al Maga di Gallarate e già questo è un successo. Portare cultura qui da noi non è facile. Uscire dagli stretti confini del provincialismo, nel senso deleterio del termine, è spesso impresa ardua. Il museo di viale Milano ci sta provando da anni e ora ne dà nuova dimostrazione. Per questo merita un applauso.

Ma è del senso dell’iniziativa che vogliamo parlare, per capire cosa significhi una mostra di Warhol oggi. E soprattutto se esista ancora una ragione per affrontare il delicato tema dell’importanza o meno dell’arte contemporanea. Da assoluti non conoscitori del settore possiamo permetterci di dire alcune cose. La prima è che la pop art non è arte popolare. Nel senso che l’uomo della strada fatica a comprenderne il senso. Ha bisogno di essere guidato per entrare dentro il meccanismo dell’opera, per non rimanere deluso di fronte a qualcosa che gli sembra tutto fuorché un capolavoro. Ciò non significa che Warhol non abbia creato oggetti di valore (chiedetelo a chi ha sborsato milioni per accaparrarsi le sue opere) ma che devono essere compresi prima di essere amati.

L’emozione necessita di un’interpretazione, ma non per questo può risultare meno intensa. Il secondo spunto di riflessione riguarda il mondo in cui si inserisce il lavoro di Warhol, dentro un’epoca che prova a stabilizzarsi dopo profondissimi cambiamenti. Dunque l’artista produce un meccanismo di rottura nei confronti di quella borghesia (termine che non va più di moda) che sarà la principale acquirente della sua produzione. Qui sta il paradosso o forse proprio in questo si trova la sua forza principale, nello smascherare – cioè – l’ipocrisia di una realtà che è quella creata dal predominio del capitale (direbbe Carlo Marx) sull’uomo.

L’arte come funzione sociale o solo come fruizione estetica? In questa domanda sta la curiosità verso una mostra che ha il merito – grazie a Warhol – di riportare la mente ai suoi quesiti più importanti, che richiama l’essenza stessa dell’essere uomini e donne. Per una volta ci si può staccare dal quotidiano per provare a capire cosa sia l’arte: straordinario passepartout per il paradiso o incredibile inganno. A voi la risposta.