Avevo un’amica che leggeva le carte. Non una cosa per ridere. Ci credeva. E si impegnava a decifrare il destino delle persone dentro simboli e semi diversi. Se era ispirata diceva di riuscire ad azzeccare tutto. Parlava di una specie di fluido che si sviluppava tra lei e il personaggio che gli chiedeva lumi sulla sua condizione. E le carte svelavano tutto.

L’ho vista guadagnare parecchio sotto un tendone in una sera d’estate a una festa di paese mentre persone di ogni tipo stavano in coda attendendo il proprio turno. Delusioni d’amore, necessità di sapere qualcosa di più su finanze e salute, voglia di vedere come in un flashback la propria vita: questi gli argomenti principali dei consulti. Mi sono quindi chiesto dove stesse il segreto del suo successo, se nella capacità di leggere i tarocchi o nella forza di persuasione che esercitava sui suoi clienti. Da scettico è evidente che sceglievo la seconda ipotesi come soluzione del dilemma ma non è proprio così. Interpretare i tarocchi non è solo una questione di suggestione psicologica. C’è dell’altro. Non si spiega altrimenti che quest’arte sia arrivata fino a noi dal quindicesimo secolo. Più di cinquecento anni partendo dagli stessi fondamentali e da mazzi di carte più o meno uguali.

Io sono sempre rimasto affascinato dalla figura del matto che comunica un certo genio artistico ma anche disordine e confusione. Così almeno mi spiegava la mia amica. Lo interpretavo come un elemento d’incertezza dentro l’incedere lineare della vita. Mi sono un po’ ispirato a questa figura, pensando che nulla si possa dare per scontato sia nei confronti delle altre persone, sia delle cose che succedono. Il dato dell’imprevedibilità è fondamentale dentro l’esistenza di ognuno di noi e la figura del matto, almeno secondo la mia interpretazione, simboleggia proprio questo sentirsi sempre in balia di un destino pazzerello. Un po’ di paura, invece, mi ha sempre fatto l’appeso perché la sua immagine rimanda a qualcosa di brutto anche se, seguendo l’interpretazione classica dei tarocchi, non si tratta di una carta così negativa.

Tornando al caso della mia amica chiromante resta in sospeso il quesito iniziale tra psicologia e regole dei tarocchi. La lettura delle carte, dunque, è un mix senza valore scientifico, anche se provate a chiedere a chi ci crede, vi dirà che non esiste ombra di dubbio. Ma perché credergli? Appunto, più utile ispirarsi al grande Eduardo De Filippo e tanti altri artisti e letterati, prima e dopo di lui. “Non è vero ma ci credo”.