Un bel piatto d’insetti per cena. Ci sembra fantascienza ma presto potrebbe essere realtà. Chi mai avrebbe detto, trent’anni fa, che saremmo diventati dipendenti da un cosino simile a una ricetrasmittente che ci permette di avere il mondo in una mano? Chi avrebbe immaginato che il telefonino – meglio lo smartphone – sarebbe assurto a padrone assoluto della nostra vita e della nostra società? Così pure come cambierà la nostra esistenza, come saranno modificate le nostre abitudini, cosa mangeremo in quel domani che appare adesso come un grosso punto di domanda, quasi fossimo proiettati dentro un romanzo di fantascienza di Philip Dick?
Ma noi non abbiamo Ubik, quel fantastico spray che ci garantisce l’eternità, quindi dobbiamo gestire l’esistente e farci domande sul futuro. Mangiare insetti – ci assicurano gli esperti – è valido dal punto di vista energetico perché ci garantisce l’apporto adeguato di proteine ed è pure eco-sostenibile perché snellisce quella catena alimentare che ora pesa come un macigno sul pianeta. Dunque, meglio mettere da parte le esitazioni. A Copenaghen c’è già un ristorante che la guida Michelin ha promosso al 33esimo al mondo dove si cucinano prelibatezze come scarafaggi, cavallette e altri insetti. Prepararsi all’innovazione è il migliore esercizio in cui si è cimentato l’uomo dall’alba dei secoli ad oggi. Dunque, anche stavolta riuscirà ad adeguarsi a quanto non si aspetta. Passi per la mentalità, normale che ci sia un progressivo mutamento negli anni, passi per le abitudini, però il cibo è il cibo, è una cosa molto seria. Non è solo il mettersi davanti a un piatto e mangiare. Ciò che alimenta una persona è pure la radice di ciò che essa è. È il nostro stesso vivere.
Sull’argomento è inevitabile citare il filosofo Ludwig Feuerbach che disse: «L’uomo è ciò che mangia». Ecco il punto. Il padre del materialismo tedesco viene ricordato per questo aforisma anche se lo spessore del suo pensiero è ben più ampio. Ma ai posteri è arrivata questa frase ed è giusto rifletterci, visto che dobbiamo parlare di insetti. Per Feuerbach il pensiero comincia proprio dalla pancia, solo successivamente arriva alla testa. Nel suo trattato lo dimostra con ricchezza di particolari e si rende autore di un altro passaggio memorabile: «Perché tu introduca qualcosa nella tua testa e nel tuo cuore è necessario che tu abbia messo qualcosa nello stomaco». Non è che Carlo Marx la pensasse in maniera molto diversa. E questo ci richiama a meditare sul tema del cibo, diventato per noi più un’amenità di una necessità. Ma soprattutto ci spiega perché, volenti o nolenti, ci sapremo adeguare anche agli insetti. Una bella locusta a colazione, un grillo per pranzo, una cimice a merenda e una cena speciale a base di tarme, ragni e pidocchi: ecco quello che ci attende. Non è che il futuro – a queste condizioni – ci piaccia però più di tanto.