Non è una sfida da poco quello dello slow food. Per chi non se ne intende potrebbe apparire solo come un’operazione di marketing, un modo per dare una passata di vernice su concetti e modalità di consumo degli alimenti e di rapporto con il cibo che fanno parte del nostro dna e quindi non c’era nemmeno bisogno di sottolinearlo. Invece il messaggio lanciato dallo slow food è importante e da non trascurare in questo periodo di mordi e fuggi e di cultura del consumo immediato. Si tratta di un argine, quello posto da chi ci invita a godere di ciò che mangiamo, un’ultima frontiera, passata la quale si cade nell’abbruttimento e, pian piano, nella perdita totale del gusto (non solo quello che ci deriva dai cinque sensi).
Fateci caso e rifletteteci un attimo: come mangiamo e cosa mangiamo fa parte del nostro essere. La vita di tutti i giorni ci costringe spesso a ridurre le pause e ad assolvere a ogni nostro impegno sempre più velocemente. Ma è giusto che ognuno abbia una propria parentesi nella quale trovare il proprio tempo e il proprio spazio. Il momento del cibo è quindi essenziale per riconquistare la coscienza del sé e per andare oltre la semplice consumazione di un alimento. È un fatto culturale quello che viene posto dai sostenitori dello slow food ed è un tassello di un approccio migliore nei confronti della vita, la nostra vita, la vita di tutti quanti.
Quante volte ci siamo lamentati perché non riusciamo più a godere di nulla, essendo tutto rapido e vorticoso? L’ansia di rincorrere obiettivi vuoti ci costringe spesso a trascurare le cose importanti. Il mondo dei social è maestro nell’alimentare questo tipo di atteggiamento. La necessità di rimanere al passo finisce per divorare il tempo delle persone (utenti) che, alla fine, si trovano a consumare le proprie esistenze su un terreno molto sdrucciolevole. Imboccata la china, tra l’altro, non si riesce più a tornare indietro. Riappropriarsi del proprio tempo, dunque, è la prima regola per stare bene. Partire dal cibo – quello buono – è un altro punto forte per cercare di uscire dalla logica del consumo per il consumo. Solo così, grazie all’approccio di ogni singolo individuo, si potrà dare significato allo slow food. Che non è un marchio pubblicitario (come qualcuno vorrebbe) ma una filosofia di vita. Mia nonna mi diceva: mangia piano (mastica) e mangia bene. Quelle parole sono sempre attuali. Anche se hanno cambiato nome.