L’idea che in tutto ci sia una logica binaria è molto rassicurante. O di qua o di là, basta schierarsi per sentirsi protetti da tutti coloro che fanno parte del tuo schieramento. Non ti senti mai solo di fronte alla complessità delle cose del mondo, ti senti in compagnia dei tuoi consimili, della tua band of brothers. È la storia dell’umanità, del resto, da giorno e notte, da Adamo ed Eva, da Caino e Abele. È la storia del nostro Paese, da Romolo e Remo, fino a destra e sinistra, passando per guelfi e ghibellini e naturalmente Coppi e Bartali. La logica binaria è la più efficace per far funzionare il mondo – non per nulla guida l’informatica da sempre, zero e uno, uno e zero – perché è la più semplice, permette una semplificazione banale ma stringente in bianco e nero, bene e male, Inter e Juve. Questa logica binaria è anche perfetta per il gioco, undici contro undici e palla al centro, e ovviamente per i dibattiti televisivi, faccia a faccia, o di qua o di là, Forum. Poi però, a volte, succede qualcosa di unico, di talmente unico che si prende tutto, che contiene il polo positivo e il polo negativo nella sua essenza primaria originale e naturale, nel bene e nel male, accade. Amore e odio, malattia e guarigione, tutti i campi avversi sono ricompresi, scomposti e ricomposti in un prisma, fatto di sfumature, di colori, diventano un unico argomento grande come il mondo. Prendiamo la pandemia, il Covid-19, questa straordinaria vicenda umana e globale che è diventata l’unico argomento possibile, il monopolista delle nostre vite quotidiane. La tv e il dibattito mediatico ci hanno provato a più riprese a ricondurre anche questo mostro planetario a una logica binaria: negazionisti o catastrofisti, chiudere o no, vax o no vax. Ma pur con tutti i tentativi, a uso e consumo di qualche punto di share o di qualche lettore o di qualche like sui social, i temi importanti, le cose gravi e i soggetti così connaturati all’esistenza delle persone piombano sui nostri campi di Subbuteo con i due schieramenti ben disposti l’un contro l’altro armati per scompaginare le nostre certezze binarie. E allora il bianco e il nero diventano le sfumature delle zone bianche, gialle, arancioni e rosse, mentre la certificazione è verde. Pensi tutto il giorno a quella cosa lì. Hai voglia a continuare a dirti: «Non pensare all’elefante, non pensare al Covid…». Tutto è ridotto all’uno, l’assoluto è questo. Ma gli assoluti negativi, come le epidemie, vanno decostruiti pezzo per pezzo, sfumatura per sfumatura. Non c’è una soluzione unica, una partita, c’è un lavoro di passi: le chiusure, le misure di sicurezza sanitaria, quelle di aiuto economico, il vaccino, la prima, la seconda e la terza dose, gli sforzi «un centimetro alla volta», come urla Al Pacino in Ogni maledetta domenica, e «quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire». Che, questi sì, sono due opposti.

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